Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Forlì
      
Revisori enti locali: l'analisi della Fondazione Nazionale Commercialisti

Giudizio positivo della Fondazione Nazionale dei commercialisti sul meccanismo di estrazione che favorisce l’indipendenza del revisore dei contri degli enti locali; tuttavia servono dei correttivi per eliminare le assurde e sproporzionate barriere all’accesso, che penalizzano fortemente i giovani professionisti.

Nel 2015, gli aspiranti revisori sono 16.902 a fronte di 3.967 posti disponibili, un posto ogni quattro iscritti. Il dato emerge dalla lettura dello studio della Fondazione Nazionale Commercialisti, sui revisori dei conti degli enti locali.

Lo studio evidenzia che sono 9.543 gli aspiranti al primo incarico di revisore (il 57% del totale) e 6.190 sono gli iscritti che hanno già avuto almeno un incarico. 

 

Gli iscritti in prima fascia sono 15.733 a fronte di 4.597 comuni/posti disponibili, gli iscritti in seconda fascia sono 6.932 a fronte di 1.433 comuni/posti disponibili, gli iscritti in terza fascia sono 5.142 a fronte di 635 comuni e 1.905 posti disponibili.

La probabilità di estrazione di un iscritto in prima fascia è pari in media al 10% (39% in Piemonte, 23% in Lombardia, 1% in Puglia, 4% in Campania, 8% in Calabria). In molti casi, gli aspiranti al primo incarico, considerata la numerosa domanda di incarichi e la scarsità di posti disponibili, sono costretti a scegliere province anche molto distanti dalla propria residenza per aumentare le probabilità di estrazione sottoponendosi in tal modo a un rischio economico sproporzionato.
Ad esempio, in Puglia, dove la probabilità di estrazione è più bassa, possono verificarsi casi di questo tipo. Considerata la lunghezza della regione, in alcuni casi la distanza tra due comuni può arrivare a 400 km. Se si ipotizza che in un comune di prima fascia è necessario come minimo effettuare 8 trasferte ed ipotizzando un costo chilometrico pari a 0,70 euro, la spesa totale sarebbe pari a 4.480 euro.

Tutto ciò, naturalmente, a fronte di compensi fermi al 2005, molto bassi nei comuni di prima fascia e già tagliati del 10% dal D.L. 78/2010.

Basti ricordare che in un comune sotto i 500 abitanti (e in Italia ve ne sono 849) il compenso massimo tabellare è pari a 2.060 euro che ridotto del 10% diventa pari a 1.954 euro.

Negli oltre 8.000 comuni italiani, il costo dell’organo di revisione ottenuto applicando i massimi tabellari del 2005 tutt’ora in vigore, quasi mai applicati al loro valore massimo, e senza considerare il taglio del D.L. n. 78/2010, è pari a 59 milioni di euro (pari allo 0,16% dell’ultima manovra finanziaria).

Sulla base di una simulazione condotta ipotizzando il raddoppio dei compensi nei solo comuni di prima fascia, il maggior costo per gli enti locali sarebbe pari a 21,6 milioni di euro.


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